Riprendo oggi una vecchia notizia del Sole 24 ore perché con il 2018 per gli utenti domestici entra a pieno regime la riforma delle tariffe elettriche, cosa che comporta una riduzione sensibile di prezzo per chi aveva consumi annuali piuttosto elevati (oltre i 4000 kWh).
Con il nuovo sistema finalmente il costo del chilowattora è univoco e non esistono più gli assurdi ed incomprensibili scaglioni di consumo che rendevano l’Italia unica nello scenario dell’energia elettrica ad uso domestico.
Da gennaio il prezzo dell’energia elettrica sarà “costante”, come avviene nei settori industriali e commerciali, e pertanto non varierà a seconda di quanta energia elettrica si consuma, né a seconda della potenza stipulata per il contatore.
Tutto questo porta un miglioramento nella spesa per gli utenti domestici e, per contro, una convenienza ridotta per gli impianti fotovoltaici. Ma quello che appare ridursi notevolmente è la convenienza dei sistemi di accumulo.
In Italia i sistemi di accumulo infatti hanno un “feroce” concorrente, che è il contributo di Scambio Sul Posto erogato dal GSE per tutti coloro che hanno impianti alimentati da energie rinnovabili.
Questo contributo, secondo un dettagliato studio pubblicato sulla rubrica Casa24, già nel 2016 comportava, per le nuove installazioni di impianti fotovoltaici con accumulo, tempi di ammortamento molto elevato, oltre i 15 anni !
Questo sostanzialmente perché il contributo di Scambio Sul Posto va oltre la compensazione per le spese di acquisto dell’energia elettrica negli orari non coperti dall’impianto fotovoltaico, ma copre anche le spese per l’utilizzo della rete pubblica, che invece l’utente dovrebbe pagare. E’ quindi una sorta di incentivo all’uso delle energie rinnovabili, anche se è “occultato” nel contributo di scambio.
Oggi con l’abolizione degli scaglioni tariffari i sistemi di accumulo diventano praticamente antieconomici, visto che la proiezione indica tempi di ammortamento superiori ai 20 anni, cioè maggiori della durata dello stesso impianto.
Aggiungo un’ultima considerazione.
Queste proiezioni non tengono in considerazione un “imprevisto” che potrebbe facilmente accadere : con il passare del tempo potrebbero non essere più disponibili le batterie di ricambio per via di nuove tecnologie che dovessero emergere nel corso degli anni.
Collegamenti Utili
Per maggiori informazioni rimando all’articolo originale pubblicato dal Sole 24 Ore il 30.09.2016, nella rubrica Casa24, che contiene i risultati dettagliati dello studio curato dall’ Energy Strategy Group del Politecnico di Milano.
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